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Dare una voce a chi non ha nessuno - La mia storia

  • Edizione del
    Luglio 21, 2017
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    Storie di sopravvissuti
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Oggi, l'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) spiega che il lavoro forzato nell'economia privata produce ogni anno 150 miliardi di dollari di profitti illegali. È il crimine più redditizio al mondo con quasi 19 milioni di vittime a livello globale. Questa è la storia di Rani Hong.

Il mio nome è Rani Hong. Vengo da un piccolo villaggio nella regione meridionale dell'India, Kerala. Sono stato rapito dalla mia famiglia quando avevo sette anni e venduto come schiavo. Sono stato portato in un altro stato, dove non conoscevo la lingua. Ero terrorizzato. Una ragazzina senza nessuno che risponda alle mie domande o che asciughi le mie lacrime, abbandonata e sola.

Il mio trattamento era così spaventoso che all'età di otto anni, le mie condizioni fisiche e il mio stato emotivo erano così terribili che ero vicino alla morte. Non più di alcun valore per il mio proprietario di schiavi, sono stato venduto per l'adozione internazionale negli Stati Uniti.

Vi racconto la mia storia oggi, perché il mio caso non è unico, ci sono milioni di altri là fuori - come me, imprigionati, ridotti in schiavitù e messi a tacere - che non sono in grado di raccontare la loro storia.

Sono qui oggi, a servire come voce per coloro che non ne hanno uno - contro la schiavitù moderna e il lavoro forzato. Ogni giorno lavoro per far sentire la voce dei sopravvissuti alla schiavitù, per responsabilizzarli e lavorare con i leader globali nel movimento per porre fine alla tratta di esseri umani.

Uno dei giorni più memorabili nei miei sforzi per inserire questo problema nell'agenda internazionale è stato il 3 ottobre 2013. Lo ricordo come se fosse ieri, poiché ho avuto il privilegio di parlare all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunita a New York City per la loro 68a sessione. La mia speranza era di aumentare la consapevolezza della continua difficile situazione di milioni di persone schiavizzate in tutto il mondo, e richiamando l'attenzione sulla loro sofferenza e portando speranza in nuovi modi per perseguire la loro libertà.

Un modo per ottenere questo risultato, credo veramente, è la designazione di una giornata formalmente accantonata in cui il mondo riconosca questi problemi e che serva a ricordare al mondo la necessità di proteggere i diritti delle vittime di schiavitù, lavoro forzato e tratta di esseri umani. Sono lieto di riferire che la mia richiesta prima dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite è stata approvata. Il 30 luglio sarà conosciuto per sempre come il Giornata mondiale contro la tratta di persone.

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